Sulla musica immediata di Minkus le avventure di Don Chisciotte e del fido scudiero Sancho Panza si incrociano, o meglio fanno da pretesto per una storia d’amore e per una serata di scoppiettante danza, scintillante e piena di temperamento, con divertenti ruoli comprimari e virtuosistici ruoli principali. Fra fughe, inganni e travestimenti, Don Chisciotte danzerà con la sua Dulcinea, la giovane Kitri e il barbiere Basilio coroneranno il loro sogno. Don Chisciotte richiede superba tecnica nelle variazioni e soprattutto nel gran pas de deux finale che celebra il trionfo dell’amore: una vera prova di bravura per ogni étoile. Dalla sua prima apparizione alla Scala, nel 1965, accanto a Margot Fonteyn in Romeo e Giulietta, la Scala ha avuto innumerevoli occasioni per poter acclamare Rudolf Nureyev, come interprete di balletti memorabili con altrettanto memorabili partnership artistiche, e di poter custodire in repertorio i titoli da lui coreografati. Don Chisciotte di Rudolf Nureyev, in repertorio alla Scala dal 1980 (con Nureyev protagonista accanto a Carla Fracci) è uno dei veri cavalli di battaglia della Compagnia applaudito anche nel 2016 - anno che coincideva con il 400° anniversario della morte di Cervantes - alla Scala e a Tokyo e nel 2018, in stagione, in tour in Cina e nella prima trasferta della Scala in Australia, in occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita di Nureyev e il venticinquesimo della sua scomparsa Mostra meno
La prima della nuova produzione de Il Turco in Italia di Roberto Andò, diretta da Diego Fasolis, è stata l'ultimo spettacolo andato in scena alla Scala nel 2020 prima della chiusura dei teatri. Un successo caloroso per tutti con ovazioni per la protagonista Rosa Feola. Ora il Turco, opera nata alla Scala nel 1814 e ripresa nel '900 da Gavazzeni con la Callas e da Chailly con la Devia, torna a divertire e sedurre con un cast parzialmente rinnovato che, accanto a Rosa Feola e Giulio Mastrototaro, schiera Erwin Schrott e Antonino Siragusa
Un esercito di donne, pur di fermare la guerra scellerata tra i mariti, decide di sfoderare l'arma femminile più potente... o per meglio dire di rinfoderarla. Lo sciopero del sesso porterà gli uomini alla disperazione perché per ogni "arnese" che si addrizza, una spada s'abbasserà. Con la più dolce delle violenze li si può convincere a fare la pace. Regia Fabio Cherstich Movimenti scenici Cristina Sforzini Coordinamento drammaturgico Flavio Ambrosini Assistente alla regia Nicola Soldani In scena gli allievi diplomandi dell’Accademia di Formazione Attori Giacomo Bettarini Giorgia Bolognani Lucrezia Camarda Luca Filippo Cardetta Benedetta Colleoni Diego Francesco Cerami Cristina Ferrari Tommaso Ferrandina Stefano Mancinelli Giuditta Niccoli Cecilia Zaffini E con la partecipazione degli allievi del Primo anno dell’Accademia di Formazione Attori. Elisa Bruschi Stefano Callovi Gloria Fioretti Anna Germani Gregorio Maconi Francesco Maisetti Umberto Mannari Alessandro Miano Simone Pizzo Christian Maria Pradella Chiara Rivosecchi Greta Rovere Beatrice Volpi Maddalena Tirella Cinzia Tropiano
Ideazione artistica Maria Vittoria Barrella Attrici/danzatrici Silvia Dezulian e Maria Vittoria Barrella Comparse/lottatori Alessio Rimella, Giulia Decarli, Erica Paini, Nicolò Bertoli Disegno luci Emanuele Cavazzana Coreografie Silvia Dezulian, Maria Vittoria Barrella costumi Silvia Dezulian Con la consulenza artistica Centro Il Dao Una narrazione di qualunque tipo, per risultare avvincente, necessita di antagonismo, un conflitto, di una contrapposizione, contrasto fra due o più elementi. Altrimenti non è una narrazione, è un elenco. E non prendiamoci in giro: ogni relazione, anche quelle orientate alla cooperazione, nasconde un conflitto, asimmetrie e talvolta conflitti, almeno latenti. Se guardi bene, li puoi trovare persino in una sdolcinata storia d’amore o tra due marmocchietti che fanno un castello di sabbia in riva a un mare gentile di fine estate . E soprattutto tra donne e uomini che cercano di superare gli archetipi di genere in cui da millenni la società li ha imprigionati. In ogni relazione, insomma. Più spesso il conflitto si estrinseca. E così, talvolta, lo si fa fuori a pacche. In senso metaforico certo, ma qualche volta no. Allora perché non costruire una narrazione funzionale al conflitto, piuttosto che il contrario? Con gli strumenti – che si spera catartici – delle arti marziali e della danza metteremo in scena il conflitto puro, la grazia inquietante che lo contraddistingue, il movimento che ne è veicolo. Una narrazione anti-logos. Visuale. Fisica. Che però neutralizza e respinge la violenza e la mera sopraffazione. In questi tempi tormentati, volgari e scorretti vogliamo ricordare che anche il conflitto ha delle regole, può avere una sua etica e sopratutto… necessiterebbe di una certa classe.
Viaggio a Spoon River’ parte dai 244 epitaffi poetici della “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters, uno dei capolavori della letteratura americana, molto noto in Italia grazie alla traduzione di Fernanda Pivano e all’album musicale a essa ispirata, ‘Non al denaro non all’amore né al cielo’ di Fabrizio De André. Nel nostro progetto, la vita di cinque personaggi dell’Antologia riprende vita e voce nel corpo di un singolo attore davanti a ogni singolo spettatore, creando una connessione simbolica intima e fortemente personale. L’autrice e drammaturga teatrale Angela Dematté ha scelto 5 personaggi immortalati negli epitaffi poetici di Lee Masters, costruendo attorno a ciascuno di essi altrettanti monologhi teatrali della durata indicativa di 20 minuti. Ogni monologo viene affidato all’interpretazione di un attore o di un’attrice, e alla direzione di un o una regista. Ciascun monologo viene rappresentato fino a 5 volte per ogni giornata, e ogni volta per un solo spettatore alla volta, creando quindi una dimensione speciale ed esclusiva per ogni replica, e una relazione individuale e singolare tra l’attore - e ovviamente il personaggio interpretato - e lo spettatore.